Con Abinsula la Sardegna si “tuffa” nell’Internet of Things

Si chiama Abinsula e nel nome c’è già tutto un programma: l’idea di partire da un’isola per esportare tecnologia in tutto il mondo. L’isola in questione è la nostra Sardegna (il cui territorio, come noto, viene spesso celebrato più per motivi naturalistici che per capacità tecnologica) e il nome, più che evocativo, appartiene a una startup innovativa di Sassari.

Abinsula è stata fondata nel 2012 da quattro ingegneri sardi e un torinese (tutti tra i 30 e 45 anni) decisi a fare squadra e tornare in patria per creare “prodotti opensource per sistemi embedded”, ovvero: software “intelligenti” impiegati all’interno di dispositivi elettronici di uso comune, come elettrodomestici, automobili o console per videogiochi.

Il primo prodotto realizzato si chiama Ability e, in poco tempo, trova largo impiego nel campo dell’automotive, consentendo alla startup di diventare una dei principali fornitori di architetture di infotainment per grandi marchi del settore, come BMW, Peugeot, Toyota e Lamborghini.

“Quando siamo partiti  – ci ha raccontato il Ceo di Abinsula, Andrea Sanna – eravamo tutti consulenti, con pochissimi clienti e un unico obiettivo: realizzare prodotti nostri, finanziandoci solo con la forza delle nostre competenze. Abbiamo investito pochissimo in pubblicità e comunicazione, ma abbiamo tenuto d’occhio la possibilità di ottenere fondi pubblici, per poter dare un’accelerazione al nostro lavoro. Anche il programma Smart&Start di Invitalia, visto il suo taglio orientato al mercato, ha fatto subito al caso nostro”.

Ci sono voluti pochi anni per Abinsula e suoi fondatori (oltre a Sanna, Paolo Doz, Stefano Farina, Andrea Maddau e Pierluigi Pinna) per diventare una delle prime startup innovative italiane per fatturato (ad oggi 3 milioni di euro) e numero di dipendenti (una sessantina, quasi tutti ingegneri, dislocati tra le sedi di Sassari, Cagliari e Torino). Nel 2016 la società vince anche l’Italian Master Startup Award, il premio rivolto alle giovani imprese innovative, nate, ospitate o legate da rapporti di collaborazione con le università e gli incubatori italiani.

“La sfida odierna – ha continuato Sanna – è estendere il prodotto già sviluppato ad altri oggetti, rendendoli intelligenti e in grado di dialogare tra loro. Per questo stiamo lavorando a una piattaforma in grado di integrare sistemi embedded web e smartphone, per dare così ad oggetti non omogenei un linguaggio comune”.

La tecnologia Abinsula infatti non è cucita sul mercato automobilistico, ma può essere estesa a sistemi di domotica, dispositivi medicali, trasporti agricoli o ferroviari. L’ubiquità e la versatilità sono le parole chiave, che indicano la caratteristica principale del prodotto: quella di potersi integrare a infrastrutture già esistenti e potenzialmente intelligenti.

Tra i prossimi obiettivi di Andrea Sanna&Co c’è quello di crescere nei mercati esteri, come il Giappone o l’Australia. Sanna lo ammette: In Germania, Francia e Stati Uniti ci siamo già.

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